Tra grandi medie e piccole, sono 211 le aziende italiane di farmaci biotecnologici che danno lavoro a 3.816 addetti, con un fatturato complessivo di 7.912 milioni di euro annui. È il quadro che emerge dal rapporto sulle biotecnologie del settore farmaceutico in Italia 2016, presentato a Roma da Farmindustria. In Italia i pazienti oggi possono già contare su 202 farmaci biotech, che interessano 11 aree terapeutiche, dall'oncologia alla neurologia dalle malattie infettive e cardiovascolari, fino all'artrosi e la psoriasi. In particolare 71 sono vaccini, 43 proteine ricombinanti per la cura, ad esempio, di malattie rare, epatiche ed endocrine, e 29 anticorpi monoclonali, utilizzati soprattutto nella cura dei tumori. Non solo. Le aziende del biotech investono ogni anno 623 milioni di euro in ricerca e sviluppo, una somma circa 16 volte superiore rispetto al complesso degli altri settori dell'economia. Grazie a questi investimenti, l'Italia ha 324 progetti di farmaci biotech in corso, in crescita del 7% rispetto allo scorso anno. Di questi circa un terzo riguardano farmaci oncologici, e il 60% sono già in fase tre, ovvero quasi messi a punto.

«Dagli anni 80 ad oggi - ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria - l'impegno dei ricercatori biotech ha permesso di ridurre del 20% il tasso di mortalità per patologie oncologiche. Nei primi anni 90 mediamente solo il 46% dei pazienti riusciva a sopravvivere a 5 anni dalla diagnosi di tumore. Oggi ci riesce il 57% degli uomini e il 63% delle donne». Il farmaco biotech rappresenta una punta di diamante di un'industria già fortemente Hitech.

«Oggi assistiamo - continua Scaccabarozzi - a un'entusiasmante ondata di scoperte che fa convergere saperi diversissimi, dalla chimica alla tecnologia dei materiali, dalla biologia all'Information Technology e le preziose informazioni contenute nei Big Data. Si intravedono nuovi orizzonti per curare patologie grazie alle scoperte sul genoma e alle strategie messe in campo per combattere il fenomeno dell'antibiotico-resistenza». Curiosità e voglia di rischiare sono le caratteristiche principali di chi fa Ricerca e soprattutto di chi lavora nel farmaco biotech. Ne è convinto Eugenio Aringhieri, presidente del Gruppo Biotecnologie di Farmindustria che evidenzia come «dalle biotecnologie possono arrivare grandi risposte ai bisogni di salute: dalla commercializzazione dell'insulina fino ad ora 350 milioni di pazienti hanno visto migliorare la loro qualità di vita. E in un futuro non troppo lontano grazie alle nuove conoscenze scientifiche sarà possibile offrire trattamenti personalizzati in molte aree terapeutiche». Pazienti, ricercatori e medici in prima linea. Supportati da imprese innovative, enti pubblici e privati, cluster, Istituzioni. Tutti insieme per raggiungere uno stesso obiettivo: tentare di sconfiggere la malattia e dare speranza di vita.

 

Fonte: Farmacista33
Autore: Rossella Gemma

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